Italo Balbo
Chi era Italo Balbo? Di certo era un fascista, e non di quelli che si adeguarono volenti o nolenti al regime. Lui era uno di quelli che contribuirono a costruirlo quel regime, uno di quelli che videro nel fascismo la speranza per il futuro dell'Italia, la possibilità di riscatto da un disagevole dopoguerra. Balbo era nato il 5 giugno del 1896 vicino Ferrara, un posto d'un rosso piuttosto acceso, nelle cui campagne si consumarono tremendi scontri tra socialisti e squadristi. Gli amici lo chiamavano "Pizzo di ferro", per via di quel tratto di barba che gli ha incorniciato il volto per tutta la vita. Figlio della piccola borghesia, di carattere inquieto, dopo un percorso di studi piuttosto irregolare mise la testa a posto e si laureò a Firenze in Scienze sociali.
Considerando quel che era Ferrara a quei tempi, non è difficile immaginare l'intensità e la violenza degli scontri tra rossi e neri, soltanto nel '20 in quella provincia furono registrati 192 incendi dolosi, accanto ad altri sospettosamente naturali. Tra il 1° gennaio ed il 7 aprile del '21, si contarono 25 morti tra i fascisti e 41 tra i socialisti, quasi triplico il numero dei feriti. Nominato segretario del fascio ferrarese, Balbo giocò la sua carta vincente, non nei campi, bensì nei salotti, quelli degli agrari, che convinse a concedere migliori condizioni di lavoro a chi si fosse inscritto ai sindacati fascisti. Così, quando Mussolini arrivò a Ferrara, trovò ad acclamarlo 20.000 persone. Un tipo fatto in questo modo, capace di comandare, fervente sostenitore del darsidafare, conservatore nel cuore, ma dall'impeto rivoluzionario nelle maniere, non poteva non fare strada nel fascismo.
A Balbo si deve l'organizzazione militare del partito, le spettacolari adunate oceaniche, nonché l'indispensabile appoggio per i passi decisivi della marcia su Roma e dell'instaurazione della dittatura dal '25 in poi. La carica di maggior rilievo che ricoprì fu quella di Ministro dell'Aeronautica, che praticamente fondò, e alla quale dette lustro con le trasvolate che partirono dalla laguna di Orbetello. La sua impresa del '30 lo rese famoso in tutto il mondo, per non parlare della popolarità che nel frattempo aveva raggiunto in Italia. In un certo senso si può dire che fu proprio la sua fama a segnare il suo destino, poiché avere successo al tempo del fascismo era permesso ad un solo patto: che non se ne avesse troppo, e troppo era quando Mussolini cominciava ad esserne geloso.
Troppe primedonne non vanno mai d'accordo, e quando una di queste ha il coltello dalla parte del manico, l'altra ha già perso la partita, nessuna soluzione d'intesa. Balbo fu destinato nel '33 all'ambita carica di governatore della Libia, nomina che per molti suonò come un esilio, ma che dette comunque la possibilità a quest'avventuriero di dimostrare le proprie doti di colonizzatore. Si consuma in questo periodo l'allontanamento oltre che fisico anche idelogico di Balbo dal regime, sicuramente con una componente di polemica personale tra lui e Mussolini, di cui cominciò a condividere sempre meno le scelte, come ad esempio quella delle leggi razziali. Notizie dei suoi successi continuarono ad arrivare in Italia, dove il favore del pubblico gli restò fedele durante tutto il periodo della sua lontananza, fino alla notizia del suo abbattimento.
La storia di questo personaggio che, nel bene e nel male, ha contribuito a fare la storia di questo Paese, si conclude dunque nei cieli di Tobruk, nel 1940, quando un cecchino della contraerea italiana lo tira giù per sbaglio. Ovviamente, alla luce di quanto detto e scritto (fortunatamente meglio di me da numerosi storici che hanno affrontato la questione ), in relazione al rapporto tra Balbo e Mussolini, i dubbi su questa fatalità sono più che legittimi, dato che oltretutto non si trattava di un aereo, ma dell'aereo del Governatore Italo Balbo. Comunque, fortuito o ordinato dall'alto, l'epilogo di questa storia resta il medesimo: il grande solcatore dei cieli, per errore venne riconsegnato alla terra dalla propria contraerea.
La salma di Italo Balbo venne trasferita nel cimitero di Orbetello nel 1972, con una solenne cerimonia. Oggi si trova ancora qui, assieme agli altri trasvolatori che lo seguirono attraverso l'Oceano, riuniti insieme ancora una volta per l'ultimo viaggio, quello che porta più lontano.
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