Capalbio, cenni storici
La storia di questo paese è ricca di passaggi di mano fra casati che nei secoli decretarono il susseguirsi di successi e declini di questa città arroccata su una splendida collina della bassa maremma toscana.
Nel 1410, Capalbio divenne senese per scelta della popolazione che ritenne più sicuro e stabile il potere di Siena (sulla porta d’ingresso è ancora visibile l’iscrizione: "Sono Capalbio reso felice e sicuro dal leone senese"). Dello stesso periodo è lo sviluppo della città che tocca il suo apice con la costruzione di chiese fuori e dentro le mura.
Lo stesso castello di Capalbio, che faceva parte della donazione fatta da Carlo Magno all’Abbazia delle tre Fontane e che rientrava nelle zone di influenza Pontificia, fu usurpato dalla famiglia degli Aldobrandeschi (a cui si deve l’attuale cinta muraria e la torre) e fu conteso sia dal Comune di Orvieto sia dalla Repubblica di Siena che lo strappò in diverse occasioni prima agli Aldobrandeschi e poi agli Orsini.
Proprio alla Repubblica di Siena, Capalbio rimase fedele durante le feroci e interminabili lotte tra Francia e Spagna resistendo con abilità alle truppe spagnole. Ciò nonostante, la sconfitta di Siena nel 1555 lasciò la città maremmana al dominio dei Medici, i quali, nonostante la concessione della piena autonomia amministrativa (1594) alla città, furono costretti a concordare privilegi agli abitanti per promuovere il ripopolamento della città e delle campagne.
L'autonomia fu però solo provvisoria e con il passaggio di mano della città ai Lorena, Capalbio perse nuovamente la propria autonomia entrando nell’orbita amministrativa di Manciano e successivamente di Orbetello. Solo a partire dall'ottocento con le opere di bonifica della zona fu possibile un lento e progressivo miglioramento delle condizioni fin quando, grazie anche e soprattutto alle opere degli anni ’30 e alla riforma agraria del 1952 a favore della piccola proprietà, Capalbio poté riottenere la sede comunale (1960).
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