L'avventura del '30
Dalla prima trasvolata atlantica sono trascorsi ormai settant'anni. Sette decenni ci separano quindi da quella fredda mattina di dicembre in cui il comandante Italo Balbo, ansioso di partire ma bloccato a terra da bollettini meteorologici proibitivi, dette finalmente ordine ai suoi di alzarsi in volo. Era l'Italia di Mussolini, l'Italia fascista del dopo '25, anno in cui si concretizzò l'instaurazione del regime con la soppressine delle libertà costituzionali, in primo luogo quelle di parola e di stampa. Ad Orbetello, come del resto in tutti gli altri comuni di questo Paese, già non c'era più né Sindaco né Consiglio comunale democraticamente eletti, al loro posto si trovava il Podestà, uno dei simboli di questo regime.
Iniziò proprio intorno alle acque della laguna di Orbetello, nell'inverno del 1930, l'avventura dei 14 idrovolanti S55 che sorvolarono l'Atlantico fino a raggiungere il Brasile.
Gli uomini che componevano gli equipaggi avevano trascorso le loro giornate in questo paese, passeggiando per il corso "Principe Amedeo" (ora "Corso Italia"), fermandosi nei bar con gli amici che si erano fatti durante i mesi di prove. Quando tutto era ormai pronto però, il tempo ricordò ancora una volta di essere qualcosa di non pianificabile, negando con condizioni atmosferiche pessime per tutta la lunghezza del tragitto, l'agognata partenza. Così la mattina di mercoledì 15 Dicembre, data fissata per prendere quota, vide tornare tutti alle ordinarie mansioni.
Chissà se all'emozione che cresce durante una vigilia, per qualcuno di questi ragazzi, si sia confusa un po' di paura, chissà se qualcuno abbia ringraziato la sorte per avergli concesso un altro giorno a terra. Chissà quanti di loro saranno riusciti a prendere sonno in quelle notti, tra le lettere scritte ai familiari ed il calore cameratesco che nel frattempo li stringeva. La mattina del 16 comunque non registrò alcun miglioramento climatico, perciò le squadriglie degli S55 furono costrette a rinunciare ancora una volta ad alzarsi in volo. L'attesa di questi giorni sospesi terminò solo il giorno seguente, quando i calendari annunciavano minacciosi il Venerdì 17. Si sa che questa data nell'immaginario collettivo rimanda immediatamente a nefasti presagi, ma succede però che poi tutti si ricordano un qualcosa di importante iniziato e portato a termine con successo proprio in uno di questi giorni dall'aspetto poco invitante. Così, dopo che il cattivo tempo era riuscito a trattenere a terra gli equipaggi, altrettanto non fece la scaramanzia. Chi ha avuto a che fare con un marinaio capirà di cosa parlo, quando dico che per tenerlo a terra ci vogliono le catene, e per un aviatore il discorso non cambia.
Alle 4 in punto della mattina suonò la sveglia, ed ai 56 trasvolatori, divisi in 14 equipaggi, apparve l'idroscalo "Brunetta" ancora immerso nel buio, con la luce intermittente dei riflettori che illuminava i velivoli ancora coperti. L'alzabandiera, e tutti gli altri momenti precedenti al volo, avranno visto un'emozione irrefrenabile negli occhi di Balbo, che aveva scelto come punto di partenza la laguna di Orbetello per l'amore che nutriva per questo posto. Proprio l'aereo di Balbo fu il primo ad alzarsi in volo, alle 7 e 45, seguito immediatamente dagli altri compagni di viaggio che insieme a lui avrebbero percorso i 10.400 chilometri che li separavano da Rio de Janeiro.
Soltanto 10 dei 14 idrovolanti che si alzarono in volo arrivarono però in Sud America, gli altri andarono invece incontro ad un esito diverso, per alcuni di loro, tragico. Un intero equipaggio morì infatti in un decollo fallimentare, a seguito del quale l'apparecchio ricadde subito dopo essersi alzato.
In circostanze analoghe perse la vita un altro trasvolatore, mentre gli altri due aerei che non arrivarono a destinazione, mancarono di poco la meta, cadendo in mare prima del compimento dell'ultima tappa, quella che li avrebbe portati da Bahia alla capitale brasiliana. Alle 16 e 10 dell'11 gennaio 1931, nei cieli di Rio, quei motori in cui rombavano 1200 cavalli, annunciarono l'arrivo dei trasvolatori partiti da Orbetello al seguito di Italo Balbo, il primo che alle 16 e 35 toccò terra.
A conti fatti fu un bel successo anche per gli idrovolanti modello S55, che una commissione ministeriale aveva definito "un ozio della mente". Si trattava in effetti di macchine piuttosto particolari, poiché al posto della consueta combinazione "1 elica e 2 ali", ne presentava una più fantasiosa: "2 eliche e 1 sola ala", per cui dovettero sembrare un po' troppo "strane" a quella commissione che fu chiamata ad esprimere un giudizio. Capita sempre così, quando uno è mosso dal desiderio di dimostrare il proprio valore ad una platea di scettici, trova immediatamente la forza per fare qualsiasi cosa, anche attraversare l'Oceano.
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